18 febbraio 2006

cronaca rosa


Quell'anno con la squadra venimmo ingaggiate in una delle cascine più grandi della zona, da poco passata in eredità ad una donna "forestiera": il vecchio proprietario era morto dopo averla sposata e così la vedova si era messa a seguire gli interessi dell'azienda, aiutata dal resto della famiglia.

Un pomeriggio caldissimo, mentre ci stavamo spostando da un campo all'altro scivolai dall'argine precipitando dalla porta opposta e cadendo addosso ad un ragazzo che con la vanga stava regolando la bocchetta dell'acqua di un fosso.

Misericordia, che pezzo d'uomo! Io indossavo solo i pantaloncini e il pezzo del costume sopra, lui era torso nudo e un paio di brache minuscole che lasciavano scoperte delle gambe snelle e toniche abbronzatissime.. e il volto, uau! poteva somigliava a qualche attore latino americano...

Per lo scontro cademmo entrambi nel fango. Giunsero di lì a poco le mie compagne per vedere i danni e mi trovarono, invece, tra le braccia dello sconosciuto... ed ero fidanzata sì, purtroppo!
Si chiamava Francesco, uno dei ragazzi più belli, simpatici e ricchi che mai abbia conosciuto: era il figlio dell'ereditiera e quel'estate aveva preferito lavorare nei campi anziché studiare per la laurea.

Fino ad agosto ci vedemmo in campagna. Si mangiava insieme un panino, con le altre a farmi da guardia del corpo, brontolando "guarda che sei fidanzata, la paglia vicino al fuoco brucia..", ma mica ci facevo l'amore con Francesco, stavamo una mezzora a raccontarci la vita, tutto qui..
E' davvero stata solo un'amicizia e lo è a tutt'oggi, lui nei suoi quasi 100 kg, invecchiato come me e altrettanto felicemente sposato con due figli!
Ho provato comunque forti emozioni pensando alla possibilità di costruire qualcosa con lui, ma amavo tantissimo il mio fidanzato di allora, rivelatosi più avanti non adatto a me e tornare indietro ormai era tardi.

Ricordo che alcune compagne mi dicevano: "ma che te ne frega, 'na lavada, 'na sugada, la smea nanca aduvrada" (una lavata, un'asciugata e non sembra neanche adoperata) per dirmi, in sostanza, di togliermi la voglia. Invece altre erano moraliste, sempre a dire che non si facevano le corna al fidanzato e non vi dico quante lamentale sui rapporti prematrimoniali!
Queste dicevano di essere arrivate vergini alla prima notte di nozze, ma pochi ci credevano, anzi, una di loro, che le conosceva bene, mi disse che nei pagliai, da giovani, ci andavano pure loro, coi morosi!

Naturalmente non cedetti alla passione, razionalizzai i sentimenti, vigliaccamente forse, per non complicarmi le cose, anche perché la verità viene sempre a galla prima o poi e se mi fossi comportata in modo sventato, Giorgio lo avrebbe saputo. Per lealtà nei suoi confronti non feci mai nulla di che vergognarmi. Il tempo poi, riguardo alle decisione prese, mi ha sempre dato ragione...

spetegules!

I pettegolezzi avevano una base di verità e una farcitura gigante di fantasia, e quando se ne aveva uno nuovo da ascoltare le ore di lavoro volavano via in batter di ciglia.

Durante la mia prima monda ho detto che facevo parte di una squadra di 6 mondine. Al momento del trapianto però il padrone decise di affiancarci altre quattro signore.

Per me non c'era nulla di male, ma la Pina si alterò. Si mise in fondo alla fila, dove di solito stavo io e prese a portare l'erba alla riva senza parlare. Si creò un silenzio totale e l'aria si fece greve.

Così abbassate a trapiantare sentivo bisbigliare le altre compagne e riuscii a capire che parlavano di una lite che c'era stata tra la nostra Pina e una delle nuove arrivare, certa Linda, donnone stile Mangano che neppure s'era presentata. Pareva che si fossero prese dal panettiere perché la Linda aveva detto ad alcuni conoscenti che la Pina se la faceva col padrone.

Siccome a 'sta tipa il lavoro da noi nelle stagioni passate glielo aveva procurato proprio la Pina, qust'ultima s'era arrabbiata parecchio, dandole dell'ingrata e dalle parole in un attimo passarono all'azione, dandosele di santa ragione.

Quello fu uno dei giorni più lunghi e duri che mai abbia avuto in risaia, noi poverette eravamo prese tra due fuochi, non potevamo parlare, non potevamo ridere per paura che tra le due riprendesse la lite, che tra l'altro è ancora annoverata tra i maggiore eventi del secolo, al paese!

Per rallegrarci, il giorno dopo la Maria ci fece ridere narrando la storia di una sua cugina, non più illibata, che la sera delle nozze si preparò ad andare a letto col neo-marito restando col sedere a mollo nell'aceto e limone per stringere il più possibile gli orefizi e fargli credere così d'essere ancora vergine.

Peccato che lui, con tutto quell'agrodolce, mangiò la foglia, mettendosi ad urlare e ad imprecare, fece svegliare il prete per annullare le nozze e infine montò sulla bici tornando dai suoi quella notte stessa. Che scandalo! la signorina in questione restò senza marito, finché non la sposò un forestiero che aveva un leggero difetto fisico e che, a quanto pare, sorvolò sul "difetto" della futura moglie.

Un altr'anno conobbi una signora del paese vicino, ingaggiata dal nostro padrone per un breve periodo. Lei ci aspettava davanti al peso pubblico, truccata, tenutissima, in qualche modo elegante, sapeva d'essere una bella donna, sui 40 anni, quindi ancora giovane. Cavalcava con quelle gambe lunghe una bici rossa fiammante, portava una bandana in testa coprendo una folta chioma bionda e teneva sbottonati i primi bottoni della camicetta, dalla quale si intraveda un seno generoso. Mi dissero che frequentava un facoltoso uomo d'affari, sposato e con figli.

A fine giornata, poco prima di arrivare in paese, vedevamo la Mercedes del suo amante ferma nella solita stradina. Lei ci salutava, appoggiava la bicicletta ad un albero e saliva in auto con lui. Non l'ho mai visto bene in viso, aveva la targa di una provincia diversa e veniva giù a trovarla un giorno sì e uno no.

Mi son sempre chiesta con che forza si metteva a far l'amore la collega, dopo 7 ore di monda! Le altre dicevano che il tipo lavorava in banca, era uno che stava bene e le faceva dei regali costosi. Il marito di lei non diceva nulla, aveva 20 anni in più, era quasi infermo ma non era mica sordo e questa storia credo andasse avanti da anni. Forse a lui stava bene così, del resto non avevano neppure figli a cui rendere conto.






terapia di gruppo

Di lunedì mattina il mio posto era al centro della fila, perché tutte quante potessero ascoltare le mie avventure del sabato sera.

E poi, giù coi commenti in quel dialetto stretto che faticavo a capire. Volevano sapere cosa facessi col moroso fino ai minimi particolari e per convincermi a parlare raccontavano della loro gioventù, roba da far arrossire una pornostar!

Meno male che sono una persona estroversa e s'imbarazza poco: in una squadra di mondine come la mia anche una donna muta si sarebbe messa a parlare di sesso!

Spesso i discorsi si facevano caldi, incandescenti, non tanto per l'argomento in sé, quanto per lo scontro di idee. A giugno, sotto elezioni, si litigava tanto per la politica.

La maggior parte di loro era democristiana, poche comuniste. La mia invece restava una voce fuori dal coro, visto che nelle prime stagioni non avevo ancora votato, sebbene avessi qualche idea, piuttosto confusa.

Una discussione poteva convergere sul futuro dei figli. Spesso dimenticavano che io ero "figlia" e non mamma. Sentirle parlare delle difficoltà per mantenere i ragazzi, farli studiare, dar loro un futuro sicuro mi fece avvicinare molto a mia madre, la sentii accanto come mai era capitato negli anni addietro, fu una scoperta, fu come aprire una finestra e vedere il mondo coi suoi occhi di genitore e tutto mi apparve più chiaro.

A volte le giornate volgevano in discorsi tristi, fatti di parole malinconiche, di lacrime trattenute, di ansie e di speranze. Qualche timore per il marito acciaccato, il figlio che non era tornato a casa la sera prima. Ci fu una giornata particolarmente dura, in cui cercammo di aiutare la Rusin a risolvere un problema secondo lei gravissimo: il suo primogenito aveva messo incinta la ragazza.

La donna era disperata, mondava e piangeva, imprecava, dicendo che non era possibile, con tutte le precauzioni che c'erano, restare incinte è perché lo si vuole e probabilmente la ragazza aveva incastrato suo figlio. Piano piano la facemmo ragionare, i due erano fidanzati da tempo, avevano entrambi un buon lavoro, bisognava solo cercare un appartamento in affitto e poi celebrare un matrimonio semplice, perché con poco preavviso diventava difficile organizzare una grande festa.

Verso fine giornata parve un po' più serena e noi evitammo di parlare dell'argomento.

Tramite altre persone venimmo a sapere che stavano sistemando una casa vicino alla Chiesa, piccola ma ben tenuta e che gli sposi sarebbero andati all'altare ai primi di settembre con pranzo e viaggio di nozze. Insomma, tutto a posto anche se con qualche sacrificio in più.

Del resto per la Rusin e per le altre donne era troppo importante che i figli si sposassero nei tempi giusti, facessero figli nei tempi giusti, conducendo una vita normale e ligia al lavoro. Le sorprese non erano bene accette e se adesso per una ragazza aspettare un figlio da single non è la fine del mondo, anzi, per molte resta un dono del Cielo, negli anni '80 sposarsi incinte non era il massimo della vita, decisamente no!

mondina, non stupida!


All'epoca avevo un fidanzato che proprio non approvava il mio lavoro in campagna.

Si vergognava di me. Ne ebbi la conferma una sera che in un rinomato bar di Novara, incontrammo dei suoi compagni di scuola, ai quali mi presentò.

Due chiacchiere banali e poi la domanda: "come fai ad essere così abbronzata? sono solo i primi di giugno..."

Le lampade UVA non erano mica di moda e solo viaggiare in paesi tropicali poteva regalarti un simile colore. Con tranquillità risposi che facevo la mondina.

Nell'istante in cui pronunciai la frase da sotto il tavolino partì un calcio che mi colpì lo stinco, bloccandomi il respiro. Capii che Giorgio non amava sentire parlare del lavoro dei campi e quindi non ne parlai più.

Stare con le mondine, anno dopo anno, stagione dopo stagione, mi temprò non solo il fisico, ma anche e soprattutto il carattere. Uscì il mio vero Io. Questa è forse la ragione più plausibile del fallimento con Giorgio. Lui amava i salotti, la mondanità, si credeva un intellettuale, vivendo però di apparenza. Seppi con certezza d'essere diversa da come mi voleva solo a 20 anni, dopo quasi 4 di fidanzamento.

Quante volte nei litigi mi diceva di essere stanco d'avere accanto un'eccentrica, una troppo strana! Mal sopportava il fatto che avessi lasciato la scuola, senza uno straccio di diploma. A nulla serviva la mia costanza nel ripetergli che le persone si misurano dalla loro intelligenza e che una buona cultura a volte ne maschera l'assenza. Prova è che le signore con le quali parlavo e discutevo in mezzo al riso erano da considerarsi piuttosto acute, pur non sapendo chi fosse Nietsche.

Anni dopo, lavorando a Milano in biblioteca, conobbi una ragazza che non si perdeva i film d'autore. L'accompagnavo a volte a vedere pellicole francesi o polacche dal titolo impronunciabile e per tutto il tempo cercavo di capire cosa ci fosse di così sublime davanti a quella noia mortale, sognando invece la prima visione dell'ultimo film di Bruce Willis!

Ebbene, Clara una sera mi confessò che odiava mortalmente quei film sciapi, ma si forzava di mantenersi di seguirli, doveva tenersi aggiornata perché era una cosa da intellettuali, era di moda, cool, ecco, oggi diremmo così!

forse lei sarebbe piaciuta al mio ex fidanzato, chissà..

parlami d'amore, Mariù!

Le mondariso parlavano degli argomenti più stimolanti, delle più belle cose che la vita può dare.

Parlavano di sogni, senza drammi e isterismi. Parlavano d'amore.

E siccome ero la più piccola, secondo loro ancora da svezzare, mi diedero un sacco di informazioni su come esser felice e far felice un uomo, a letto. Sì, proprio quello.

Nella squadra c'erano vari punti di vista per definire il concetto di sesso, sul come praticarlo e con chi. Molte si vantavano di aver avuto un solo uomo in tutta la vita, ma c'era chi le scherniva affermando che cambiare partner non faceva altro che bene.

Tutte quante però erano d'accordo sul fatto che il sesso fosse un antistress naturale e necessario per sentirsi davvero appagate e che bisognava farne il più possibile, ad ogni occasione. Mi dicevano: "Bimba bella, ogni lasciata è persa e non la recuperi più".

In risaia i racconti si facevano ancor più intimi, qualcuna osava spingersi a confessare desideri e voglie represse, sogni erotici impossibili con attori e cantanti celebri. La Rusin era completamente andata fuori di testa per Julio Iglesias e cantava in continuazione "Pensami! ... un ballo strappamutande!

Scoprii che a letto preferivano un comportamento da geisha, remissivo piuttosto che dominante. Ora mi chedo se davvero noi donne del 2000 non stiamo sbagliando a prendere troppo l'iniziativa coi nostri compagni, portando via loro il ruolo di dominio nel rapporto amoroso.

L'audacia è accettabile, se però la donna esagera, l'uomo si inibisce. O no?

Ad ogni modo erano convinte che si dovesse far l'amore pressoché ogni sera e se non era il semplice desiderio a portare a quello era soprattutto il timore che il marito "andasse traverso", lo facesse cioè con qualcun'altra. Più che una teoria restava un consiglio: tenere sotto controllo i pruriti del compagno, rendendolo così innocuo nei confronti delle altre donne.

In un mondo dove le distrazioni sono all'ordine del giorno e i matrimoni falliscono per incompatibilità di carattere, ritengo che sia importante stare insieme fisicamente. Quante coppie si sono divise perché rabbiose, stanche, deluse e soprattutto inappagate? Quanti hanno tradito perché la passione, nel loro matrimonio è sfumata?

La teoria della mondine era ed è inossidabile: accontenta il tuo uomo e sarai felice. Alle mie proteste di natura femminista rispondevano: che ci vuole? regala al tuo bello 15 minuti di felicità e lo avrai ai tuoi piedi, come un cagnolino. Santi numi! Avevo 17 anni, ma non ero nata ieri, avevo già un fidanzato da due anni, sapevo come funzionavano le cose.. certo la mia concezione del sesso era sicuramente più.. romantica!

Le confidenze di allora erano un po' come quelle che ci scambiamo adesso tra colleghe in pizzeria o al bar per un happy hour. Non è cambiato l'argomento, solo il luogo. E noi, attuali 40enni, non siamo cambiate, non siamo diverse dalle 40enni di 25 anni fa, i problemi sono sempre gli stessi, i sogni pure.