01 maggio 2014

Cresciuta in una bottega di paese


Ricordo ancora mia madre che sebbene non arrivassi al bancone, quando c'era la coda in negozio, mi diceva: "Valeria, aiutami, dai via almeno il pane".

Così alcune clienti che volevano solo quello si spostavano a lato del banco e si mettevano in fila ed io, bambina, riempivo loro i sacchetti, pesavo, e prontamente mamma mi diceva il prezzo, che ripetevo come un pappagallino!

Quando si ha un'attività in proprio tutta la famiglia è partecipe ed è normale, non si deve, secondo me, considerare il lavoro dei figlioletti come uno sfruttamento, ma una collaborazione. Ciò mi ha portato a sentirmi utile e importante per i miei genitori. Guai non mi avessero chiamata nei momenti di grandi lavoro e sono orgogliosa di averli sempre aiutati, nelle mie possibilità!

Vedere un vecchio mulino inattivo mi rende nostalgica, ce n'era uno al mio paese, che venne chiuso, così mio padre fu costretto a servirsi in un stabilimento moderno. Quando lo accompagnavo a prendere la farina c'erano i sacchi ancora aperti e pronti per essere riempiti, i pavimenti bianchi per la polvere, mugnai anch'essi imbiancati dalla testa ai piedi. Ora nell'industria è tutto estremamente sterile, i sacchi vengono riempiti dalle macchine, gli addetti restano puliti e l'aria è filtrata dai condizionatori.

Qualcosa si è perso...

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