28 febbraio 2006

la curmaia


La curmaia si svolgeva il sabato successivo all'ultimo giorno di lavoro ed era offerta dal padrone alle sue mondine. Ai tempi della mia nonna alla curmaia partecipavano solo donne e pochissimi uomini su invito, gli altri non erano ammessi, perché all'epoca era davvero sconveniente per una donna farsi vedere ubriaca.

Insomma, c'era sia una sorta di vergogna che non consentiva di lasciarsi andare completamente in presenza di uomini, sia una valida "scusa" per passare una serata senza marito o fidanzato, dedicandosi ai festeggiamenti con amiche e colleghe. Si potrebbe interpretare come una moderna festa della donna!

Quindi sotto col vino e cibo a volontà, ballando fino al mattino. Spesso le mondine anziane ricordavano le feste più riuscite, raccontando come molte di loro si vestivano da uomo, con barba e baffi, coinvolgendo le amiche in balli scatenati, altre invece si abbruttivano mettendosi delle gobbe finte sulla schiena per mimare un po' il corpo deformato dalla monda.

Ma la nostra, di curmaia, era ben diversa. I due padroni principali, quelli per cui avevamo mondato più giorni, arrivavano davanti al peso pubblico del paese a bordo di due grosse cilindrate scintillanti quasi quanto noi, ci caricavano e via, partenza per Arenzano, in Liguria, dove, in uno dei migliori ristoranti della zona, ci aspettava un banchetto tutto a base di pesce e champagne.

Era divertente osservare gli altri clienti del ristorante che guardavano incuriositi lo strano gruppo, formato da due signori attempati in compagnia di sei signore di mezza età vestite di lamé, con tanto di piega fresca, agghindate come Madonne e una ragazzina in jeans e maglietta seduta in mezzo a loro. Chissà che immaginavano, forse una rimpatriata tra magnacci e puttane.. e la ragazzina? di sicuro la figlia di una di queste, poverina...

La cena era come un pranzo di nozze, non si finiva più di mangiare, di bere e di ridere come folli, finendo col metterci tutti quanti a cantare, finché, con le buone maniere, venivamo accompagnati alla porta.

I padroni non bevevano tanto, dovevano stare attenti alla guida. Ad un certo punto si allontanavano, sedendosi in una panchina ad aspettare di vederci tornare. Alcune correvano a bagnarsi i piedi nel mare, altre si stendevano sulla sabbia, aspettando che l'orizzonte schiarisse. Io restavo ammutolita ad ascoltare le onde infrangersi sugli scogli, considerando le differenze tra l'acqua del mare e quella di risaia. Se mi fermavo troppo con la mente a pensare, una tristezza mi prendeva il cuore.

Mi vedevo nei miei pochi anni, senza un futuro certo, con l'inverno alle porte e la poca voglia di tornare tra i banchi. Avevo perso tutte le certezze dalla morte di papà e mi erano rimasti addosso grossi turbamenti, grandi scelte da fare. Entrata in una realtà sconosciuta alle mie coetanee ero improvvisamente cresciuta e avevo captato i primi segni della consapevolezza, della paura che solo gli adulti hanno.




2 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Blogger,
non trovando una mail alla quale risponderti,
e volendo proporti un servizio che
probabilmente Ti interesserà,
Ti chiedo di contattarmi a info@vascoblog.com
Ciao

GiovaneDiLungoCorso ha detto...

della Curmaia ne parlo anche in https://www.amazon.it/Kamasutra-Terza-Et%C3%A0-Roberto-Bera-ebook/dp/B00RUNN4WG